Sentiero partigiano Angelo Gotti

Sentiero partigiano Angelo Gotti

Valoroso combattente nella lotta di liberazione, distintosi fin dall’inizio per iniziativa, per capacità e per intrepido coraggio dimostrato in numerosi combattimenti, dopo 14 mesi di alacre attività, seriamente ferito, cadeva nelle mani de nemico. Orrendamente torturato, resisteva con sovrumana forza d’animo e intrepida fermezza, nulla rivelando. Sanguinante e mutilato di un occhio, veniva posto davanti al plotone di esecuzione; ma prima di cadere, con esemplare coraggio, rivendicava la sua appartenenza alla formazione Fiamme Verdi e la sua fedeltà alla Patria. Cascina Como, in Valle Imagna, 23 novembre 1944.

Questa la motivazione della medaglia d’oro al valor militare attribuita alla memoria di Angelo Gotti.

La storia

Successivamente agli accadimenti dell’8 settembre 1943, il giovane Angelo Gotti, operaio presso il Linificio di Villa d’Almè, fu uno dei primi ad aderire alla formazione partigiana costituitasi attorno a don Antonio Milesi “Dami”, curato dell’oratorio di Villa d’Almè. La brigata, denominata “Valbrembo” ed appartenente alle Fiamme Verdi Fratelli Calvi, fissò il comando tattico alla Cascina Como, presso il Passo del Cat, sul Monte Ubione ed iniziò ad operare in Valle Brembana, Valle Imagna e Val Taleggio con importanti azioni partigiane alle quali Angelo ebbe parte attiva sin dall’inizio.

Obiettivo di un sanguinoso rastrellamento nel novembre 1944, la “Valbrembo” subì la cattura, da parte dei fascisti di Aldo Resmini, di uno dei partigiani che, sotto tortura, rivelò l’ubicazione dei compagni che furono attaccati in due diverse località: a Sussia, sopra San Pellegrino e presso la Cascina Como.

Fu in quella circostanza che “Dami” inviò immediatamente presso la Cascina Como i partigiani Angelo Gotti ed Emanuele Quarti affinchè avvertissero il resto della “Valbrembo” dell’imminente rastrellamento. Giunti in prossimità del passo del Cat, sul crinale che separa la Valle Imagna dalla Valle Brembilla, i due partigiani incapparono però in una pattuglia fascista della O.P. che aprì il fuoco contro di loro.

Mentre il Quarti riuscì a trovare rifugio nella boscaglia, il giovane Angelo Gotti, ferito dai colpi d’arma da fuoco, venne catturato dai fascisti ed immediatamente riconosciuto dal partigiano traditore, che era stato costretto da Resmini a guidare i fascisti fin verso il Monte Ubione.

Seviziato e violentemente picchiato affinchè confessasse i nomi e l’ubicazione dei compagni, Angelo Gotti resistette eroicamente non rivelando alcun nome. Venne legato ad un albero e fucilato nelle prime ore del pomeriggio.

Ancora sopravvive quell’albero al quale Angelo Gotti fu legato e fucilato. Sul suo tronco, una targa riporta:

Questo albero è il luogo del martirio di Angelo, ne porta ancora i segni: continua a germogliare come il suo amore per la Libertà

Descrizione del percorso

L’escursione ad anello che non percorre solamente il sentiero Partigiano Angelo Gotti ma raggiunge dapprima la vetta del Monte Ubione, ha inizio presso la località Belvedì in Clanezzo, in corrispondenza dell’omonima cascina ora ristorante, dove vi è ampia possibilità di parcheggiare l’autovettura.

In corrispondenza della cartellonistica del sentiero partigiano, imbocchiamo la mulattiera che aggira sulla sinistra la cascina e, divenendo subito dopo un classico sentiero montano, risale alle spalle della stessa raggiungendo, poco oltre, la mulattiera proveniente dal cimitero di Clanezzo (…altro possibile punto di partenza).

Il sentiero partigiano, sempre ben segnalato da un pannello in legno, ricalca per ora quello proveniente dal cimitero di Clanezzo contraddistinto dal segnavia 571 CAI. Dopo circa 40 minuti di cammino nel bel bosco, raggiungiamo il bivio sentieristico che separa il percorso partigiano dal segnavia 571 CAI. Lasciata a sinistra la deviazione per il sentiero partigiano, proseguiamo in salita lungo il 571 CAI verso la cima del Monte Ubione.

Il percorso acquista ora maggiore pendenza e con stretti zig zag raggiunge alcune ruderi di abitazioni e l’ampia vasca di raccolta delle acque che fiancheggeremo passandole a destra. La visibile croce dell’Ubione sembra poco distante ma la pendenza del sentiero rende questa prima meta quasi inarrivabile. Si prosegue fiancheggiando alcuni capanni da caccia, che durante tutto il tragitto non mancheranno di segnare il percorso, sino a raggiungerne uno posto su un’area pianeggiante più aperta ove è presente la piazzola d’atterraggio dell’elicottero (H).

Questo sarà il punto in cui, scendendo dal Monte Ubione per seguire il percorso verso la Cascina Como, dove dovremo piegare a sinistra (…per chi scende) e proseguire in direzione della località Passata.

Lasciamo alle spalle il capanno da caccia e la piazzola dell’elicottero per proseguire in salita verso la cima del Monte Ubione che, con non poca fatica, sarà possibile raggiungere in circa un quarto d’ora ancora. La vetta, con i suoi miseri 895 metri, risulta comunque altamente panoramica: si vede la dorsale che prosegue verso la vicina Corna Marcia e tutt’attorno le bellissime Orobie tutte innevate.

La seconda parte del percorso consiste nel riprendere il sentiero partigiano Angelo Gotti per poi raggiungere la Cascina Como.

Una possibilità potrebbe essere quella di proseguire, neve e ghiaccio permettendo, lungo il segnavia 571 CAI che ci ha portato in vetta e discenderlo dal versante opposto, quello che prosegue verso nord (…alle spalle della croce rispetto al punto in cui siamo arrivati) attraverso il sentiero che discende ripido nel bosco sino a raggiungere la Passata.

Oppure, come ho preferito fare in quest’escursione, ripercorrere il sentiero di salita per discendere dalla vetta sino alla piazzola di atterraggio dell’elicottero. In corrispondenza del rudere di una baita, piegare a sinistra percorrendo il lungo sentiero quasi sempre in falsopiano che lambendo le pendici del monte Ubione porta infine sino alla località Passata, ove troveremo l’ennesimo capanno da caccia.

Qualunque sia stata la scelta, una volta giunti alla Passata, punto in cui incrociamo con il sentiero partigiano Angelo Gotti, imbocchiamo il sentiero, sempre ben segnato, che leggermente in salita prosegue verso il vicino traliccio dell’Enel. Proseguiamo lungo il crinale con leggeri saliscendi che fiancheggiano ancora altri capanni da caccia passando in seguito attraverso rada vegetazione e massi calcarei. Proseguiamo ora quasi sempre in quota sino a quando il sentiero comincia dolcemente a discendere su ampia sterrata per poi proseguire pianeggiante sino alla Cascina Como, a quota 750 metri. Poco prima di raggiungerla, al fianco destro della mulattiera un cippo con una croce ed una lapide ricordano perennemente l’estremo sacrificio del partigiano Angelo Gotti. Vicino, l’albero al quale fu legato e fucilato.

Per far ritorno al punto di partenza non occorre far altro che ritornare alla località Passata e piegare nettamente a destra poco prima del capanno. Seguendo sempre il sentiero in falsopiano, raggiungiamo infine il bivio tra il sentiero partigiano ed il segnavia 571 CAI incontrato salendo verso il Monte Ubione. Pieghiamo a destra seguendo a ritroso il restante percorso utilizzato per la salita e facciamo quindi ritorno alla cascina Belvedì.

Gallery fotografica

Tracciato GPS
Non disponibile.
Scheda sintetica
Data escursione 15 Febbraio 2013
Località partenza Ubiale Clanezzo, località Belvedì
Sentieri utilizzati Sentiero partigiano – 571 CAI
Tempi percorrenza 6 ore circa
Altitudine massima 895 metri
Attrezzatura Da escursionismo
Difficoltà E (Escursionistico)
Acqua sul percorso No
Note Nulla

Cristian

Adoro la montagna, risalire lentamente i suoi ripidi versanti, percorrere quei tortuosi sentieri tra fitti boschi ed ampie distese prative. Adoro tutto ciò che l'avvolge e la rende speciale: curiosi animali e coloratissimi fiori, antichi borghi e cadenti cascine abbandonate, il soffio del vento che fischia ai valichi tanto quanto la neve che - candida - cade lentamente, un improvviso temporale tanto quanto l'alba ed il tramonto. Con la fotografia m'illudo di rubare l'emozione di quel momento vissuto sui monti, un'emozione che però porterò sempre con me!

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