Ciaspolata sul Sodadura da Avolasio

Ciaspolata sul Sodadura da Avolasio

Il fenomeno dell’inversione termica è davvero qualcosa di eccezionale: parto da casa con temperature sottozero, anche se di poco; un nebbione compatto limita la visibilità a poche decine di metri, anche in città dove la nebbia – di norma – è latitante. Man mano che m’avvicino ad Avolasio le nebbie di diradano lasciando il posto ad un accecante sole mattutino mentre il cielo – magicamente – si colora di un blu intenso. Alla partenza la temperatura segna cinque gradi sopra lo zero.

Sono queste le condizioni ideali per una bella e lunga ciaspolata sulla neve che, fiancheggiando sparpagliate abitazioni con tetti a piode tipiche della valle Taleggio, mi porta sino ai piani di Artavaggio e quindi sulla cima del Monte Sodadura dove, però, nell’ultimo finale che precede la vetta è indispensabile l’uso di un bel paio di ramponi.

Descrizione del percorso

Raggiunta la frazione di Avolasio di Vedeseta e lasciata l’autovettura in un parcheggio sulla strada che sale a destra della chiesa, imbocchiamo la larga mulattiera del segnavia 151 CAI che, inizialmente ripida, conduce sino alla panoramica località di Prato Giugno dove perde leggermente la sua pendenza. Alcune baite, in parte ristrutturate, punteggiamo questa estesa collina innevata che diviene anche un bel balcone panoramico su tutta la costa del Palio, il Resegone, il Monte Due Mani e le Grigne (Grignetta e Grignone).

Utilizzando la stessa mulattiera (…che poi sarà quella che ci condurrà sino ai Piani di Artavaggio) oppure tagliando per i pratoni innevati, risaliamo queste dolci alture lasciando alle spalle la località di Prato Giugno. Oltrepassati gli ultimi pratoni ed una baita sulla sinistra, la mulattiera acquista – per un breve tratto – una marcata pendenza che, superata, raggiunge un primo bivio. Possiamo piegare a sinistra percorrendo in leggera salita la stretta mulattiera che conduce ad un vicino capanno da caccia e quindi tagliare a destra per pratoni sino a raggiungere un crocefisso e scendere poi alla località Sella oppure, molto più comodamente, proseguire diritti mantenendoci sulla mulattiera principale che, brevemente, in leggera discesa raggiunge la medesima località Sella.

Qualsiasi sia stata la scelta, raggiunto il roccolo da caccia della località Sella proseguiamo leggermente a sinistra risalendo i facili tornanti della mulattiera che poi diviene quasi in falsopiano e raggiunge, dopo alcuni leggeri saliscendi la località Crocetta. Proseguiamo lungo il segnavia 151 CAI che, mantenendosi sempre su larga mulattiera, prosegue sino ai Piani di Artavaggio.

Facendo ora attenzione a non invadere le piste da fondo, fiancheggiamo l’Albergo Sciatori sino a raggiungere, con un’altra mezz’ora di ciaspolata, il bel rifugio Nicola. Sino a questo punto la ciaspolata, seppure lunga, può essere classificata con difficoltà escursionistica.

Dopo la breve pausa, riprendiamo il facile cammino quasi pianeggiante verso il vicino Monte Sodadura. Raggiunto il versante sud-ovest, indossati i ramponi, risaliamo la ripida ma non difficile cresta che, passando un saltino roccioso un poco più impegnativo, ci porta sino ai 2010 metri della vetta dove la vista si perde nel concatenarsi delle alte cime che tutt’attorno fanno da cornice a questa bella escursione.

Gallery fotografica

Tracciato GPS
Non disponibile.
Scheda sintetica
Data dell’escursione 31 Gennaio 2013
Località di partenza Vedeseta, Avolasio
Sentieri utilizzati 151 CAI
Tempi di percorrenza 4 ore e mezza ore circa
Altitudine massima 2010 metri
Attrezzatura Da escursionismo + ciaspole e ramponi
Difficoltà EE (Escursionisti esperti) – EAI (Escursionismo in Ambiente Innevato)
Acqua sul percorso Si, presso i rifugi se aperti
Note I tempi di percorrenza sono personali e si riferiscono al percorso di salita

Cristian

Adoro la montagna, risalire lentamente i suoi ripidi versanti, percorrere quei tortuosi sentieri tra fitti boschi ed ampie distese prative. Adoro tutto ciò che l'avvolge e la rende speciale: curiosi animali e coloratissimi fiori, antichi borghi e cadenti cascine abbandonate, il soffio del vento che fischia ai valichi tanto quanto la neve che - candida - cade lentamente, un improvviso temporale tanto quanto l'alba ed il tramonto. Con la fotografia m'illudo di rubare l'emozione di quel momento vissuto sui monti, un'emozione che però porterò sempre con me!

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