Monte Gleno da Pianezza

Monte Gleno da Pianezza

Partenza frettolosa all’imbocco del segnavia 411 CAI e, come spesso accade, una delle due racchette da trekking mi cade sbadatamente a terra. Sorrido e divertito infilo la punta di quella rimastami nelle mani sotto la parte centrale di quella giacente sul sentiero: un veloce strattone del braccio e la sbalzo in aria di almeno un paio di metri, il tempo necessario per fissare uno scongiuro: se la riprendo al volo raggiungerò la vetta del Monte Gleno!

Neppure il tempo di terminare la frase, la racchetta ricade sul terreno ed inanimata attende che m’inchini a raccoglierla. Maledetta racchetta!

Sorrido nuovamente e ancor più divertito mi affido al bel tempo. Riprendo il cammino ed in breve raggiungo la diga del Gleno o, meglio, i ruderi di quello che rimane uno dei più devastanti disastri che hanno caratterizzato le nostre valli alpine. Un veloce click, il classico scatto fotografico a Sua Maestà la Regina, allora muta testimone della tragedia ed oggi incorniciata fra quei ruderi che ancora destano paura ed apprensione.

Passo dopo passo mi inoltro nella lunghissima e verdeggiante Valle del Gleno, un paradiso di pascoli e corsi d’acqua ben protetto dai versanti montani che fiancheggiano questo lungo corridoio naturale alla cui testata compare improvvisamente il Monte Gleno.

Primo bivio a destra, verso il Passo Belviso; secondo bivio a destra, ancora verso il Passo di Belviso. Son ben quattro ore ormai che cammino e neppure m’accorgo che quella maledetta iettatura mattutina sta pian piano concretizzando il proprio maleficio. Lo intuisco solo all’arrivo al Passo di Belviso quando non trovo altre indicazioni che quella per l’omonimo lago, una vera perla azzurra che splende sul fondo dell’opposta vallata, e quella per il Rifugio Tagliaferri.

Maledetta racchetta! …o forse è meglio un “mea culpa” visto che avrei fatto meglio a documentarmi prima di intraprendere questa escursione.

Non importa, resto comunque soddisfatto della bella giornata trascorsa tra i monti. Discendo il sentiero a ritroso, sino all’ultimo bivio oltrepassato durante la salita. Qui sono al riparo dal forte vento, mi fermo, è da poco trascorso mezzogiorno ed il luogo è ottimo per un veloce spuntino. C’è qualcosa però che non torna, il Gleno è proprio lì difronte. Incuriosito scendo in leggera discesa un breve tratto del sentiero che volge verso il Passo Bondione, lo stesso passo che anni fa avevo varcato recandomi sulla vetta del Pizzo Tre Confini e che quest’oggi, nei due bivi sentieristici oltrepassati durante la salita ove era indicato come alternativa al Passo Belviso, avevo ritenuto di scartare perché lo abbinavo a quella vetta. Son bastati pochi metri per raggiungere un’enorme pietra, completamente piana sulla sua facciata rivolta al cielo, quasi una lavagna sulla quale miracolosamente compare la macroscopica scritta rossa: GLENO, affiancata da una altrettanto visibile freccia rivolta verso nord. Il resto del racconto è racchiuso in qualche scatto fotografico rubato a questa meravigliosa vetta, l’ottava in ordine di altezza della provincia di Bergamo.

Descrizione del percorso

Partenza da Pianezza, panoramica e soleggiata frazione di Vilminore di Scalve, dove, lasciata l’autovettura nell’ampio piazzale antistante la caratteristica chiesetta, imbocchiamo il sentiero 411 CAI che in meno di un’oretta di facile camminata raggiunge i ruderi della diga del Gleno. Proseguendo, ci inoltriamo nell’immensa e verdeggiante vallata ricchissima di corsi d’acqua e cascate.

Monte Gleno: la valle del Gleno
Monte Gleno: la valle del Gleno

Il percorso non è mai troppo impegnativo e, passata la baita bassa del Gleno, risaliamo un breve tratto con maggiore pendenza che fiancheggia il torrente omonimo sino al successivo ampio pianoro erboso ove sorge la baita di Mezzo del Gleno. Superata quest’ultima, proseguiamo alzandoci lievemente di quota sino al raggiungimento dell’enorme omino di pietre in cui troviamo le prime indicazioni sentieristiche.

Imponente difronte a noi si alzano le ripide e severe pareti rocciose del Monte Gleno. Pieghiamo a destra e dirigiamoci verso il Passo di Belviso. Poco oltre, al raggiungimento della successiva indicazione sentieristica, pieghiamo a sinistra percorrendo in falsopiano il sentiero che volge verso il Sentiero Naturalistico Curò e verso il Passo Bondione. Solo poche decine di metri ed ecco raggiunta una enorme roccia scura sulla quale è riportata l’indicazione per l’attacco alla vetta del Gleno.

Monte Gleno: la valle del Gleno
Monte Gleno: la valle del Gleno

Si prosegue in linea retta e con maggiore pendenza sino alla parete rocciosa dove incontriamo il primo bollo rosso che indica la via di ascesa. Risaliamo con non poca fatica tra ometti di pietra e bolli rossi addentrandoci tra roccie più o meno grosse e zone piuttosto detritiche e sdrucciolevoli, sino al raggiungimento del colletto del Gleno, da dove già si intravede la vetta. Pieghiamo a sinistra ed iniziamo il breve percorso che inizialmente procede a fil di cresta.

Poco oltre la traccia di sentiero si sposta sul versante seriano per poi risalire lastroni di roccia e ritornare quindi sul versante brembano.

La vetta, con la sua bella croce, ci attende immediatamente dopo, sul cocuzzolo del monte Gleno, a 2882 metri di altitudine. Stupenda la veduta a trecentosessanta gradi su tutte le principali vette orobiche, sulle sottostanti vallate e, con qualche rimpianto, anche sul quel che resta della Vedretta del Trobio.

Gallery fotografica

Tracciato GPS
Download file: 20130909-gleno.gpx
Scheda sintetica
Data dell’escursione 9 Settembre 2013
Località di partenza Vilminore di Scalve, frazione di Pianezza
Sentieri utilizzati 411 CAI
Tempi di percorrenza 5 ore circa
Altitudine massima 2882 metri
Attrezzatura Da escursionismo
Difficoltà EE (Escursionisti Esperti) – F (Alpinistico)
Acqua sul percorso Si
Note Nulla

Cristian

Adoro la montagna, risalire lentamente i suoi ripidi versanti, percorrere quei tortuosi sentieri tra fitti boschi ed ampie distese prative. Adoro tutto ciò che l'avvolge e la rende speciale: curiosi animali e coloratissimi fiori, antichi borghi e cadenti cascine abbandonate, il soffio del vento che fischia ai valichi tanto quanto la neve che - candida - cade lentamente, un improvviso temporale tanto quanto l'alba ed il tramonto. Con la fotografia m'illudo di rubare l'emozione di quel momento vissuto sui monti, un'emozione che però porterò sempre con me!

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