Pizzo Arera dal canalino nord

Pizzo Arera dal canalino nord

Dopo il periplo della scorsa settimana, ritorno nell’anfiteatro M.A.G.A. per risalire il Pizzo Arera dal canalino nord. Una variante alpinistica che si imbocca appena prima del passo di Corna Piana, lungo il segnavia 244 CAI che si abbandona per risale le rocce a nord del maestoso mandrone. Zigzagando sulla spettacolare bianca roccia calcarea circondati dal favoloso panorama, si raggiunge – attraverso uno stretto sentiero sdrucciolevole – la base del canalino, quasi un cunicolo che si alza verticale sbucando su una esposta cengia. Il tratto al peperoncino è ora passato e si riparte risalendo il faticoso ghiaione che porta sino alla vicina vetta.

Descrizione del percorso

Raggiunto il pianoro erboso del Piancansaccio, e quindi l’accogliente Rifugio Capanna 2000, proseguiamo a monte alcune decine di metri sino a raggiungere le indicazioni per il Periplo dell’Arera. Imboccato a sinistra il sentiero 244 CAI che si alza con lieve pendenza, proseguiamo verso il versante sud – ovest del massiccio dell’Arera, sino al punto in cui discende velocemente perdendo alcuni metri di quota. Difronte a noi si alza imponente il versante sud della Corna Piana. Con un lungo traversone fiancheggiamo le ombrose e verticali pareti dell’Arera che si alzano alla nostra destra mentre pian piano attraversiamo l’ampia conca del mandrone. Appena terminato il tratto detritico, un bel pezzo prima di giungere al Passo di Corna Piana, abbandoniamo il sentiero principale e, seguendo alcuni radi bolli di colore giallo e qualche sporadico ometto di pietre, risaliamo verso destra lungo una traccia di sentiero che si alzano sopra il margine sinistro del mandrone. Il sentiero diviene poi più evidente e chiaramente segnalato da bolli bianco – rossi.

L’ambiente circostante è davvero superlativo, attorno è un susseguirsi di chiarissime rocce calcaree di diverse dimensioni che ben ricordano i classici panorami delle dolomiti. Si prosegue sempre facilmente con qualche tratto di facile cengia superabile con l’aiuto delle mani. In breve sormontiamo in enorme costone roccioso dal quale è possibile ammirare il sottostante mandrone. Ci troviamo ora nel punto più delicato dell’escursione, un tratto in cui occorre prestare maggiore attenzione ed avere passo fermoper evitare scivolate. Il sentiero si stringe parecchio ed in falsopiano attraversa una zona detritica che però termina nel vuoto poche decine di metri alla nostra sinistra. Oltrepassato questo delicato tratto, ci troviamo immediatamente alla base canalino nord, quasi un budello roccioso che si alza con notevole pendenza sopra le nostre teste. Nulla di particolarmente difficile, imbocchiamo il canalino mantenendoci verso i bolli rossi e con l’aiuto di alcuni paletti metallici, un tempo utilizzati per far scorrere una catena che aiutava l’ascesa, superiamo la metà di questo incassato cunicolo sino al punto in cui lo abbandoniamo per spostarci verso sinistra su una stretta cengia esposta. Poco oltre risaliamo facili roccette sino a giungere in un ampio e più facile ghiaione detritico e quindi giungere alla sospirata vetta del Pizzo Arera a quota 2512 metri.

In giornate limpide il panorama dalla vetta spazia davvero all’infinito, su tutte le vicine vette delle Orobie e sulle più lontane Alpi. La discesa è consigliabile dalla via normale che conduce sino al Rifugio Capanna 2000.

Gallery fotografica

Tracciato GPS
Non disponibile.
Scheda sintetica
Data escursione 18 Settembre 2012
Località partenza Plassa d’Arera, Zambla Alta di Oltre il Colle
Sentieri utilizzati CAI 244 e variante alpinistica
Tempi percorrenza 2 ore e mezza
Altitudine massima 2512 metri
Attrezzatura Da escursionismo
Difficoltà EE la salita lungo il canalino nord – II (Alpinistico)
Acqua sul percorso Solo al rifugio Capanna 2000
Note Nessuna

Cristian

Adoro la montagna, risalire lentamente i suoi ripidi versanti, percorrere quei tortuosi sentieri tra fitti boschi ed ampie distese prative. Adoro tutto ciò che l'avvolge e la rende speciale: curiosi animali e coloratissimi fiori, antichi borghi e cadenti cascine abbandonate, il soffio del vento che fischia ai valichi tanto quanto la neve che - candida - cade lentamente, un improvviso temporale tanto quanto l'alba ed il tramonto. Con la fotografia m'illudo di rubare l'emozione di quel momento vissuto sui monti, un'emozione che però porterò sempre con me!

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