Sentiero Partigiano Martiri di Cornalba

Sentiero Partigiano Martiri di Cornalba

25 Novembre 1944. Ne son trascorsi di anni. Ben sessantasette da quel triste 25 novembre ’44, quando, sul finire del secondo conflitto mondiale, Cornalba divenne sanguinoso teatro di offensive fasciste.

La storia

Fu proprio in quel 25 novembre, e nei giorni che seguirono, che reparti nazifascisti iniziarono un’intensa serie di rastrellamenti risalendo la Val Serina sin verso le pendici dell’Alben. Un’offensiva che portò ad un doloroso epilogo: l’eccidio di dieci partigiani della brigata “Giustizia e Libertà – XXIV Maggio” colpiti a morte dalle mitragliatrici, piazzate in un prato e sul campanile della chiesa, mentre invano tentavano la fuga, alcuni di loro risalendo i sentieri verso il Monte Alben. A questi si aggiunsero altri cinque partigiani, uccisi a Serina in un successivo rastrellamento. (*)

Allora Cornalba era solo una piccola frazione di Serina, un borgo rurale con poche case arroccate ai piedi della Corna Bianca, da cui ha origine il suo nome, in cui l’unica attività era la miseria. Gli abitanti di Cornalba erano prevalentemente boscaioli e contadini, gente povera, gente di montagna, già provata da anni di dittatura fascista e, poi, dal secondo conflitto mondiale. A loro, in quegli anni, si aggiunsero gli “sfollati” fuggiti dalle città colpite dai bombardamenti alleati, gli ex prigionieri alleati fuggiti dai campi di concentramento, i volontari antifascisti ed i renitenti alla leva. Erano gli anni che seguirono la firma dell’armistizio dell’8 settembre ’43, un confuso periodo storico che fu determinante nella formazione delle bande armate partigiane. Fu proprio in quel periodo, infatti, che in Cornalba nacque la brigata partigiana “Giustizia e Libertà – XXIV Maggio”, composta in prevalenza da giovani della zona che ben conoscevano quei luoghi, monti, valli e sentieri, che per molto tempo furono il loro rifugio. Luoghi nei quali, però – in nome della Libertà – trovarono la morte.

Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini:
di morire da uomini per vivere da uomini
(Piero Calamandrei)

Molte cose son cambiate da quel triste 25 novembre. Il secondo conflitto mondiale è terminato ed il nazifascismo sconfitto. Cornalba non è più una frazione, si è staccata da Serina e, pur conservando quell’aspetto rurale tipico dei paesi di montagna, è diventata un comune a sé. La Corna Bianca, che allora come oggi ne contrassegna l’ubicazione, è una frequentata palestra di roccia per esperti alpinisti. Quei luoghi, monti, valli e sentieri, un tempo rifugio della brigata “Giustizia e Libertà – XXIV Maggio”, son però rimasti immutati, gli stessi di allora. Percorrerli e viverli oggi raggiungendo le pendici dell’Alben ed alcora più sù, sino all’estrema vetta, è un tuffo nel passato e nella memoria, un modo per ricordare – senza riserve – l’estremo sacrificio compiuto da quei giovani partigiani. Un sacrificio che non è stato vano: Cornalba, come il resto d’Italia, è un un paese libero e democratico. Almeno finché vi sarà memoria.

(*) Sono morti il comandante Giacomo Tiragallo (Ratti), Giuseppe Biava, Barnaba Chiesa e Antonio Ferrari, i fratelli Gino e Pietro Cornetti, Franco Cortinovis, Giuseppe Maffi, Battista Mancuso, Callisto Sguazzi (Peter). Pochi giorni dopo i militi della Guardia forestale di Serina, nell’ennesimo rastrellamento, mandano a morte altri cinque partigiani: Celestino Gervasoni, Mario Ghirlandetti e i russi Carlo, Michele e Angelo.

Descrizione del percorso

Parcheggiata l’autovettura appena oltre il centro di Cornalba, imbocchiamo il sentiero, inizialmente asfaltato, con direzione verso l’imponente parete calcarea della Corna Bianca. Al primo bivio, lasciata a destra l’indicazione del sentiero partigiano (…sarà la nostra via di ritorno), pieghiamo a sinistra passando di fianco al Parco degli Alpini. Appena oltre, in prossimità di una baita ristrutturata, prendiamo a destra seguendo l’indicazione del Sentiero della Cornabusa.

Proseguiamo su largo e facile sentiero sino ad un primo tornante. Lasciamo a destra la via che prosegue verso la falesia della Corna Bianca e prendiamo verso sinistra inoltrandoci nel fitto bosco. Il sentiero ora acquista maggiore pendenza e risulta in più punti agevolato da gradini di pietre. In corrispondenza di un ripido tratto roccioso, troviamo la croce metallica in memoria del partigiano Callisto Sguazzi “Peter”. Poco oltre, deviando leggermente dalla principale traccia di sentiero, troviamo la Cornabusa, luogo di meditazione. Riprendiamo il normale sentiero che prosegue ancora con moderata pendenza sino ad inserirsi in una fitta abetaia; all’uscita, passato un capanno di caccia, troviamo la baita Cornabusa.

Riprendiamo il cammino passando a sinistra della baita, lungo un sentiero appena visibile. Attraverso un varco fra alti abeti verdi, raggiungiamo una zona più aperta che ci permette di raggiungere un dolce promontorio che troneggia su un piccolo laghetto alpino. Seguendo le indicazioni, possiamo proseguire verso destra oppure, scendere lievemente a sinistra, mantenendo il laghetto alla nostra destra, e avvicinarci alla baita Cascinetto, luogo nel quale, proprio in quel triste periodo che seguì il 25 Novembre ’44, vennero uccisi i partigiani Mario Ghirlandetti e i russi Carlo, Michele ed Angelo, tutti appartenenti alla Brigata XXIV Maggio.

Poco prima di giungere alla baita Cascinetto, sulla destra si dirama il sentiero che dobbiamo seguire per dirigerci verso il Monte Alben. Fiancheggiamo ancora quel piccolo laghetto alpino e poi, lungo il sentiero quasi pianeggiante, proseguiamo sino alla caratteristica Cappella San Rocco, segno di spontanea devozione della gente del posto. Proseguiamo oltre, sino a giungere in breve alla baita de Sura.

Potremmo fermarci qui, in questi ampi pascoli erbosi alle pendici dell’imponente Monte Alben dove il sentiero Martiri di Cornalba raggiunge il suo culmine; seguire le indicazioni e discendere verso Cornalba passando dalla Baita de Sota, in un giro ad anello di grande emozione ma anche di particolare interesse storico. Io ho scelto di proseguire, continuando lungo il segnavia che conduce verso il Passo La Forca e, prima di raggiungere quest’ultimo, in corrispondenza di una laghetto, ho piegato a sinistra lungo tracce di sentiero, successivamente più marcate e indicate da bolli rossi, che conducono sino alla vetta del Monte Croce, a quota 1937 metri.

Da quest’ultimo sono disceso per la via normale al passo La Forca e quindi ho continuato lungo la cresta (EE) sino alla vetta del Monte Alben, a quota 2019 metri di altitudine. Per chiudere questo doppio giro ad anello, in realtà un percorso ad otto, sono sceso pochi metri sotto la vetta dell’Alben e, anziché riprendere il sentiero appena percorso, ho piegato a sinistra (verso il pannello antivento) sino a raggiungere l’indicazione CAI per la Val Vertova. Da quest’ultima segnaletica, ho piegato a destra e disceso con grandi zig zag sino alla Baita de Sura. Dopo la breve sosta, sono ripartito prendendo il sentiero a sinistra, sino a raggiungere la vicina Baita de Sota. Il sentiero, ora ben visibile e segnalato, percorre la verdeggiante Val d’Ola sino alla Tribulina Pret Zambel, la Corna Bianca e quindi l’abitato di Cornalba.

Fonti e letture consigliate:
La mitraglia sul campanile” di Bruno BIANCHI e Marco SORELLI – Ed. Il Filo di Arianna

Gallery fotografica

Tracciato GPS
Non disponibile.
Scheda sintetica
Data dell’escursione 11 Novembre 2011
Località di partenza Cornalba
Sentieri utilizzati 232 CAI
Tempi di percorrenza 6 ore e mezza circa  (percorso ad anello)
Altitudine massima 2019 metri
Attrezzatura Da escursionismo
Difficoltà E (Escursionistico)
Acqua sul percorso Si
Note Giro ad anello

Cristian

Adoro la montagna, risalire lentamente i suoi ripidi versanti, percorrere quei tortuosi sentieri tra fitti boschi ed ampie distese prative. Adoro tutto ciò che l'avvolge e la rende speciale: curiosi animali e coloratissimi fiori, antichi borghi e cadenti cascine abbandonate, il soffio del vento che fischia ai valichi tanto quanto la neve che - candida - cade lentamente, un improvviso temporale tanto quanto l'alba ed il tramonto. Con la fotografia m'illudo di rubare l'emozione di quel momento vissuto sui monti, un'emozione che però porterò sempre con me!

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